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Squid Game | Recensione della seconda stagione della serie

Lo scorso 26 dicembre Netflix ha pubblicato sulla sua piattaforma la seconda stagione di Squid Game. Di seguito vi riporto quindi le mie impressioni a riguardo.

E chi l’avrebbe mai detto che, dopo il fenomeno globale della prima stagione, “Squid Game” sarebbe riuscito a tornare con la stessa forza, senza perdere un briciolo della sua potenza narrativa? E invece eccoci qui, con una seconda stagione che non solo ripropone gli elementi iconici che hanno reso la serie un cult, ma li rielabora con intelligenza, aggiungendo nuove dinamiche e colpi di scena inaspettati.

L’elemento che più mi ha colpita è proprio la scelta di mantenere i giochi come fulcro della narrazione. Sarebbe stato facile cercare di cambiare completamente formula, ma gli autori hanno capito che la brutalità dei giochi non è solo un espediente visivo: è il cuore pulsante della serie, il mezzo attraverso cui viene portata avanti la sua feroce critica sociale. Tuttavia, la ripetizione non è sinonimo di prevedibilità. I giochi sono sempre spietati e spettacolari, ma vengono arricchiti da nuove regole e varianti che spiazzano tanto i partecipanti quanto lo spettatore.

A rendere tutto ancora più intrigante c’è un aspetto narrativo geniale: stavolta, a conoscere le regole del gioco non siamo solo noi spettatori, ma anche alcuni personaggi. Questo crea una tensione costante tra chi cerca di sfruttare le informazioni a proprio vantaggio e chi invece si trova, ancora una volta, completamente alla cieca. E mentre nella prima stagione seguivamo la scoperta graduale del protagonista, qui ci troviamo in una posizione diversa: sappiamo più di alcuni giocatori, meno di altri, e questa alternanza di prospettive rende la visione avvincente. L’aggiunta inoltre della partecipazione di un personaggio in particolare ha reso questo aspetto narrativo ancora più intrigante.

Un altro punto di forza della seconda stagione di “Squid Game” è la sua capacità di approfondire ulteriormente il lato umano dei personaggi. I legami che si creano tra i concorrenti diventano ancora più stratificati, più ambigui. L’amicizia può essere vera o solo una strategia di sopravvivenza? Il tradimento è una scelta consapevole o una reazione istintiva? La serie ci costringe a riflettere sulla moralità quando si è messi alle strette, mostrando come il sistema di “Squid Game” non sia altro che una versione estremizzata del mondo reale.

In sintesi, la seconda stagione di “Squid Game” non solo è all’altezza delle aspettative, ma riesce a superarle con una narrazione più matura, giochi ancora più crudeli e una consapevolezza narrativa che rende l’esperienza visiva ancora più immersiva. Non si tratta solo di una gara mortale: è un viaggio nella natura umana, nei suoi istinti più primitivi e nelle sue contraddizioni più profonde. Un sequel che non si limita a ripetere la formula vincente, ma la evolve, dimostrando che il vero gioco non è solo dentro l’arena… ma anche nelle nostre teste.

In conclusione non vedo l’ora di scoprire come si concluderà la storia con la terza stagione!

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