Qualche giorno fa ho terminato la lettura del terzo e ultimo libro della trilogia “L’estate nei tuoi occhi” di Jenny Han e sono quindi pronta a darvi le mie impressioni a riguardo.
Ci sono libri che sembrano fatti apposta per farti sognare e rifugiarti in un mondo parallelo fatto di spiagge dorate, amori giovanili e il profumo salmastro dell’oceano. La trilogia L’estate nei tuoi occhi di Jenny Han rientra perfettamente in questa categoria: un viaggio nostalgico e romantico che cattura l’essenza delle estati adolescenziali, tra prime cotte e scelte difficili. Tuttavia, se i primi due libri regalano un’esperienza dolce e credibile, il terzo si trasforma in un tentativo forzato di chiudere la storia, lasciando un retrogusto amarognolo che guasta un po’ il ricordo dell’intera serie.
Un inizio fresco e coinvolgente
Il primo libro, “L’estate nei tuoi occhi“, è un inno alla leggerezza e al tumulto emotivo dell’adolescenza. Belly, la protagonista, ha sempre passato le estati nella casa al mare di Susannah, la madre dei fratelli Conrad e Jeremiah, per cui ha sempre avuto un debole. Il racconto della Han è intessuto di piccoli dettagli che rendono la lettura scorrevole e immersiva: le giornate in spiaggia, le serate davanti al falò, il batticuore per il ragazzo che sembra finalmente accorgersi di lei. La scrittura è semplice, ma efficace nel restituire quell’atmosfera sognante che ti fa desiderare di essere lì, sulla sabbia calda, con il vento tra i capelli.
Pur non brillando per originalità, il libro funziona: ci si affeziona ai personaggi, si soffre con Belly, si spera che Conrad, il misterioso e tormentato fratello maggiore, finalmente si decida a darle una chance. E quando le cose iniziano a prendere una piega più complessa, la storia non perde il suo fascino, anzi: diventa ancora più avvincente.
Un secondo capitolo credibile e coerente
“Non è estate senza di te” è un sequel che regge bene il peso delle aspettative. Più malinconico e intenso, il libro affronta il tema della perdita e del cambiamento con sorprendente maturità. Senza fare spoiler pesanti, diciamo solo che Belly e Conrad si trovano ad affrontare una situazione che li costringe a fare i conti con i propri sentimenti in modo più maturo.
L’inserimento di Jeremiah come potenziale love interest è ben gestito: la sua presenza è una ventata d’aria fresca e rappresenta l’antitesi perfetta di Conrad. Spontaneo, divertente e affettuoso, è il classico ragazzo che tutti vorremmo come migliore amico e forse, perché no, anche qualcosa di più. Il triangolo amoroso si sviluppa in modo naturale, senza mai sembrare artificioso. Anche il realismo con cui vengono trattati i sentimenti di Belly è un punto a favore: la sua indecisione è comprensibile, perché chi non si è mai trovato diviso tra ciò che desidera e ciò di cui ha realmente bisogno?
E poi arriva il disastro: il terzo libro
“Per noi sarà sempre estate” avrebbe potuto essere il coronamento perfetto di una storia emozionante e ben costruita, ma purtroppo si trasforma in un pasticcio narrativo che sembra scritto più per esigenze commerciali che per dare una vera conclusione ai personaggi. Il problema principale? La forzatura nello sviluppo delle relazioni, in particolare il trattamento riservato a Jeremiah.
Senza voler rivelare troppo, è evidente che la Han avesse bisogno di un escamotage per riportare Belly nelle braccia di Conrad. E quale soluzione migliore se non rovinare completamente la figura di Jeremiah, trasformandolo in un ragazzo immaturo, bugiardo e quasi irritante? Questo cambio drastico è poco credibile e ingiusto: Jeremiah è sempre stato il cuore della serie, il personaggio che ha portato leggerezza e stabilità, e vederlo ridotto a una macchietta capricciosa e irresponsabile è frustrante.
La relazione tra Belly e Conrad, che avrebbe potuto avere una crescita organica, viene invece risolta in modo prevedibile e affrettato. Certo, molti lettori tifavano per loro sin dall’inizio, ma il modo in cui si arriva a quel finale sembra quasi una scorciatoia narrativa, priva della profondità emotiva che aveva reso i primi due libri così piacevoli da leggere.
Conclusione: una trilogia da leggere, ma con riserva
Nonostante il finale deludente, la trilogia “L’estate nei tuoi occhi” rimane una lettura piacevole e avvincente, soprattutto per chi ama le storie estive leggere ma con una punta di malinconia. Jenny Han ha il grande talento di creare ambientazioni accoglienti e personaggi in cui è facile immedesimarsi, e per questo la serie merita comunque di essere letta.
Se si riuscisse a ignorare il modo in cui il terzo libro demolisce tutto ciò che era stato costruito con cura nei precedenti, si potrebbe dire che L’estate nei tuoi occhi è una storia che sa intrattenere e trasportare in un mondo fatto di onde, primi amori e notti stellate. Ma quel finale forzato, purtroppo, lascia l’amaro in bocca e ci fa desiderare che la Han avesse avuto un po’ più di coraggio nel dare ai suoi personaggi un destino meno scontato e più autentico.

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